Libia

Libia

Quanto accade in Libia è inaccettabile, e la violenza deve essere fermata ora. Di fronte a quello che sta accadendo noi giovani de l´Albero non possiamo non alzare la voce e urlare per chiedere che chi può, e dovrebbe, immediatamente faccia si che si cessi questo orribile spargimento di sangue. Lo diciamo perché il nostro Paese è, volente o nolente, legato alla Libia da uno spaccato di storia recente, da un economia basata sulle risorse energetiche (petrolio e gas in primis) per il nostro paese fondamentali, e da importanti, naturali e doverosi rapporti di buon vicinato con un paese che dista solo pochi chilometri di Mar Mediterraneo da noi e nel quale vivono e lavorano molti nostri connazionali. La nostra posizione strategica nel Mediterraneo ci impone di essere i primi a prendere posizione anche a nome dell´Europa. Nei rapporti con i paesi del Mediterraneo centrale non deve essere l´Europa a dirci come fare e cosa dire ma il contrario. Specialmente con la Libia. La linea di politica estera seguita con continuità dagli anni ´90 è stata coerente pur nell’avvicendamento di governi diversi. Fra noi e la Libia è stato ripristinato, e c´è oggi, un rapporto di amicizia e scambio reciproco. L´Italia non è amica di Gheddafi in quanto tale ma del popolo libico. E gli amici si aiutano, si dicono apertamente e chiaramente quando uno dei due sta commettendo un errore, anche a voce alta, e anche imponendosi se necessario. Non possiamo essere schiavi di oscure dinamiche di solidarietà politica e forti interessi economici in un momento in cui si sta perpetrando un bagno di sangue da fermarci il fiato. Cosa accadrà dopo, quando questi regimi totalitari e antidemocratici saranno cambiati, è importante e sicuramente oggetto di doverose valutazioni e apprensioni. Ma pensiamoci dopo! Ora fermiamo questa carneficina, togliamo ossigeno al carnefice e a chi alimenta e fomenta questa atrocità!  L´Italia deve alzare la voce. Deve rimboccarsi le maniche, prepararsi si a possibili esodi di massa, ma anche ad aiutare subito, oggi, gli amici, le persone che soffrono, inviando aiuti, facendo terra bruciata attorno alla dittatura, coordinando gli sforzi internazionali e dando una possibilità di uscita pacifica da una crisi che rischia di compromettere la stabilità e la pace in una zona del mondo così delicata. Lo dobbiamo agli amici libici, lo dobbiamo ai nostri vicini, lo dobbiamo a quelle persone e a quei giovani che hanno dimostrato di tenere ai valori della libertà e della democrazia, fondamento anche della nostra costituzione e del nostro paese, più della loro stessa vita. Forza ragazzi, siamo con voi.

I giovani e gli amici de l´Albero.