Produttività: svolta tra opportunità e rischi

Produttività: svolta tra opportunità e rischi

Una svolta importante è richiesta al Paese, la crescita economica registra rallentamenti nel 2008, l’Italia corre meno dei suoi partner europei, e il potere di acquisto delle famiglie non è in grado di sostenere il caro vita. La politica dei redditi come fino ad ora è stata concepita si è limitata ad agganciare i salari all’inflazione programmata, in particolare dal 1993, facendo così perdere nel tempo,anche a causa dell’introduzione dell’euro, potere d’acquisto agli stipendi.   Mai come adesso da parte di imprenditori e rappresentanze sindacali il dibattito siè spostato su come si possa aumentare il potere d’acquisto dei lavoratori senza mettere in moto una spirale inflazionistica che non porti benefici reali all’economia del paese.Questo tema è emerso di recente nel dibattito pubblico edè stato inserito nel protocollo del welfare firmato a luglio del 2007.

L’Albero, tra i vari proposti, aveva sottolineato quest’istanza più di due anni e mezzo fa. E’ un obiettivo che richiede una svolta importante, culturale, in primis,e reale in secondo luogo: la logica del capitale e del lavoro, del conflitto trap adroni e lavoratori, deve tramutarsi in una logica di condivisione di obiettivi e di risultati. E’ da questa considerazione che bisogna ripartire per ridare vita al sistema produttivo e sociale del paese.  Da qui l’idea di legare parte della retribuzione alla produttività, in particolare attraverso una politica contrattuale decentrata. In particolare, come sottolineato da vari fronti, la leva fiscale deve assumere un ruolo importante: la parte di salario legata a produttività deve essere detassata. La detassazione riguarderebbe la parte flessibile del reddito comprendendo straordinari, incentivi e premi.   Il problema che emergerà in questo ambito riguarderà però le parti negoziali: fino ad ora la contrattazione collettiva è stata regolata tra sindacati grandi imprese,in una sorta di costante equilibrio fra le due parti al tavolo della vertenza. Ora con la decentralizzazione della contrattazione, il rischio è che il lavoratore della piccola-media impresa (o addirittura il collaboratore o il lavoratore a tempo determinato),non supportato dalla presenza del sindacato, non riesca ad avere unpeso sufficiente per negoziare in maniera adeguatala la parte relativa alla produttività. Di conseguenza è estremamente importante l’input che deve partire dal governo, e dalle istituzioni centrali in questa direzione.  In una logica di produttività nelle aziende che corrono e che dimostrano un gran dinamismo (e penso al Nordest) l’aumento salariale dovrebbe risultare maggiore dell’inflazione, mettendo in moto una dinamica economica che coinvolga le altre realtà aziendali, promuovendo il merito, la voglia di lavorare e lo svilupposociale.  E’ questo il processo che deve coinvolgere le giovani generazioni, che avendo perso di fatto garanzie e privilegi devono potersi trovare in un contesto lavorativo che produca opportunità,responsabilità e crescita sociale.

Dott. Roberto Bettuolo Presidente L’Albero

Dott. Alessandro Bazzan Consigliere L’Albero

contributo – articolo su  http://www.ideapadova.it/febbraio_albero.htm

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