profughi a padova

profughi a padova

In questi giorni abbiamo assistito all’arrivo a Padova dei migranti provenienti da Lampedusa. Come è noto  la ridistribuzione degli arrivi sul territorio nazionale è organizzata sulla base del piano di emergenza gestito dal ministero dell’interno. Il piano prevede la localizzazione provvisoria dei migranti secondo criteri legati alle possibilità di accoglienza delle singole comunità affinché l´ emergenza non abbia impatti negativi significativi sul territorio. Padova  è una delle città che attualmente sta contribuendo maggiormente all’ospitalità nei confronti di stranieri fuggiti dalle loro terre, forte della grande tradizione di solidarietà dei cittadini patavini, dimostrata anche dalla rete di associazioni di volontariato presenti ed attive in questo senso. In particolare i primi 24 migranti arrivati sono lloggiati presso la “Casa a Colori” di via del Commissario, nel rione Crocifisso. La composizione di questo primo gruppo è la seguente:  8 nigeriani ex libici, con permesso di soggiorno per rifugiati politici, e 16 tunisini considerati “immigrati economici” con il permesso di soggiorno di 6 mesi per motivi umanitari. La “conditio sine qua non” per la loro ospitalità a Padova indicata dalle autorità è quella di non assentarsi per più di tre giorni consecutivi senza comunicarlo, pena le perdita del diritto a vitto e alloggio; la questura deve quindi essere costantemente aggiornata sulla continuità del rapporto fra ospiti e ospitanti. Camminando per le strade del rione Crocifisso in questi giorni non si può non aver notato la presenza di questi nostri ospiti temporanei. Come movimento Albero siamo particolarmente attivi e presenti in questa zona della città. La situazione che riscontriamo, ad alcune settimane dal loro arrivo, è preoccupante. Pur concordando sulla necessità di accogliere in modo solidale questi migranti, vista l’emergenza del momento, dobbiamo lanciare un appello affinché questa situazione venga gestita nel tempo nel miglior modo possibile. Abbiamo il timore che, se questi giovani vengono lasciati ancora a lungo bighellonare senza scopo o meta tutto il giorno per le vie del rione e non vengono impiegati in qualche attività durante la loro permanenza qui, possano rapidamente finire fra le mani della delinquenza locale ed usati per furti, scippi, spaccio di droga. I recenti fatti di cui si può leggere sui giornali sono un monito cui dare ascolto. E’ estremamente importante evitare qualsiasi tipo di deriva illegale, con conseguente degrado della zona e il nascere di sentimenti tutt’altro che ospitali da parte dei cittadini residenti. Attualmente, oltre al corso di Italiano, queste persone non sono impiegate in altro modo e godono, è da ricordare, di vitto e alloggio spesato dalla collettività. Per evitare che la situazione possa degenerare e scivolare di mano alle autorità, sia per quanto riguarda gli immigrati che per quanto concerne il senso civico e la grande solidarietà dei residenti del rione, vogliamo lanciare un  appello per non lasciare inattive queste persone. Le strade da intraprendere posso essere molteplici: in primis trovare loro un lavoro stabile. Considerando però la provvisorietà della loro permanenza a Padova, suggeriamo la possibilità di impiegarli in lavori di vario genere di utilità pubblica così da renderli consapevoli e responsabili all’interno di una comunità viva e che lavora. Sebbene la comunità italiana non si trovi in un momento molto facile dal punto di vista del lavoro e dell’occupazione, dobbiamo comunque riuscire ad  attivare le realtà locali ed impegnarle per rispondere a questo vuoto che può rivelarsi “pericoloso” per tutti.  Sarà nostra cura, come movimento, metterci subito al lavoro sollecitando e stimolando in questo senso il comune, il quartiere, la parrocchia  e le realtà associative locali affinché questo nostro appello non cada nel vuoto. Vogliamo che Padova sappia essere la prima oltre che per la sua grande ospitalità, anche per la migliore gestione di questa emergenza nazionale.